Quattro chiacchiere con la Morte by Diego Goso

Quattro chiacchiere con la Morte by Diego Goso

autore:Diego Goso [Goso, Diego]
La lingua: ita
Format: epub
editore: San Paolo
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


11

IL POTERE DI UN MAL DI PANCIA

La statistica ci segnala che possiamo contare in tutto

su circa venticinquemila giorni;

qualche migliaio in più per qualcuno.

Ma dopo non ce ne saranno altri.

Per nessuno. Sì: anche per me che scrivo,

anche per te che leggi sarà subito sera.

(Vittorio Messori)

Una piccola parte del mio cervello continua a rifiutare quel dialogo. Nonostante tutta la sua retorica convincente e limpida, subisco improvvisi sbalzi di umore, come se tentassi di svegliarmi. Come a farmi immaginare in uno stato di catalessi dal quale entro ed esco. Forse la biondina mi sta davvero ipnotizzando. O forse sono solo troppo pragmatico e annoiato dalle considerazioni troppo facili ormai di mio. Eccomi di nuovo arrabbiato e desideroso di alzarmi e andarmene: ma sono a casa mia. Vorrei invitare lei, la Ragazza, a uscire e lasciarmi in pace: ma sapendo chi è… non so quanto sia prudente mettere la Morte alla porta. E alla fine quindi le parole escono di nuovo senza troppo controllo.

– Tutto bellissimo, se non si parlasse appunto di te, – le urlo in faccia così forte che Hulk si tira su dal cuscino con le orecchie dritte. Si è creato un gelo mortale: ma è proprio l’effetto desiderato. Lei stavolta abbassa gli occhi, pensosa.

Ormai sono in ballo: quindi avanti con il prossimo passo.

– La racconti come una meraviglia. Ma un cadavere non è una meraviglia. L’odore della decomposizione non è una delizia. La sofferenza che precede l’incontro con te, sperimentata da fin troppi esseri viventi, mette da parte qualsiasi ragionamento o premio. Non importa quanto sia bello il tuo panorama alpino: la salita in alcuni, tanti, infiniti casi è disumana, degradante, cattiva… perversa!

Pronuncio l’ultima parola con un solo filo di voce: l’ho consumata tutta nel mio sfogo ma allo stesso tempo ho tentato di riappropriarmi del senso della misura e mi accorgo di quanto possa risultare offensivo quell’ultimo aggettivo, ormai comunque sfuggito.

Mi aspetto il suo sguardo, questa volta stizzito. E potrebbe reagire non solo con lo sguardo.

Invece è divertita, ma senza cattiveria. E si mette a ridere dandomi con la mano una spintarella sulla spalla. Senza accorgermene ero scattato di nuovo in piedi, preso dall’estro del mio sfogo teatrale. Sta ridendo di gusto e annuisce compiaciuta.

– L’altra mattina… – mi dice mentre si ricompone e ancora un riso le scappa, non trattenuto.

La guardo in attesa.

– È stato l’altra mattina, no? – specifica illuminando i miei ricordi.

Tutto ciò per cui ho sbottato qui lo penso davvero, al pari di un meditato pensiero acquisito: ma forse l’episodio dell’altra mattina deve averlo amplificato in maniera un poco egoistica.

– Quanto hai avuto paura? – mi chiede senza girarci intorno, come fosse stata presente a tutto quel desolato spettacolo personale.

Ero al computer, intento a rivedere la bozza di un libro. Ci ho lavorato di gusto per due ore e poi il fedele barboncino, fino a quel momento sdraiato vicino alla mia sedia, ha stabilito fosse ora di una pausa. Aveva preso avvio la routine dei gesti che compie quando desidera fare un giro. E concordavo con lui sul fare una bella passeggiata.



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